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Ròmulo Gallegos è senza dubbio uno dei massimi esponenti della cultura e della letteratura dell'America Latina, ed è davvero impressionante il successo che i suoi capolavori, come "Donna Barbara" (1929), hanno riscosso nel continente sudamericano, negli Stati Uniti ed in alcuni paesi europei. Ma, curiosamente, non in Italia. Il lavoro straordinario di Luigi Brandajs, intellettuale torinese vissuto per un ventennio in Venezuela, attraverso una traduzione precisa, fedele e filologicamente impeccabile, colma pertanto un vuoto singolare, consegnando finalmente al pubblico la possibilità di conoscere ed apprezzare un capolavoro che affronta temi di impatto emotivo, psicologico e sociale per molti aspetti attualissimi con una parallela e straordinaria messe di dati folklorici, sociologici ed etnografici. La scena è dominata dai temi dell'abolizione della schiavitù e della Guerra Federale, del rapporto tra aristocrazia bianca e "negros", alla luce del desiderio di riscatto ed uguaglianza insiti in quella stagione storica; tutto questo attraverso l'intrecciarsi delle vite parallele di Pedro Miguel, figlio occasionale di un "incontro incantato" tra una giovanissima patrizia ed uno schiavo nero, e Cecilio, suo cugino germano. I due incarnano le figure contrapposte del rivoluzionario e del riformatore, mentre sullo sfondo appare tutto il travaglio della nascita di una Nazione.